Accelerazione e Alienazione due facce della stessa medaglia

E’ terminata la seconda serata della Scuola dei Padri a Borgotrebbia ascoltando Andrea Sebastiano Staiti, Professore di Filosofia Morale all’università di Parma, che ci ha presentato il libro del sociologo Rosa Accelerazione e Alienazione.

Vi riporto qui sotto i punti discussi per chi non ha avuto modo di partecipare. Una serata ricca e intensa in cui una ventina di partecipanti hanno ascoltato e condiviso le loro esperienze partendo dalle riflessioni di Rosa e di Staiti.

  1. Cos’è l’accelerazione sociale?
  • Accelerazione tecnologica
  • Accelerazione dei mutamenti sociali
  • Accelerazione del ritmo di vita

La si può definire come un aumento del numero di singole azioni o esperienze in un’unità di tempo, cioè la conseguenza del desiderio o del bisogno percepito di fare piú cose in meno tempo”, p. 27)

I motori dell’accelerazione sociale

La competizione

La logica sociale della competizione è tale che i concorrenti devono investire sempre piú energie per preservare la propria competitività, fino al punto in cui il mantenimento di quest’ultima non è piú un mezzo per condurre una vita autonoma orientata a scopi che ci si è autoassegnati, ma diviene essa stessa l’unico scopo onnicomprensivo della vita tanto sociale quanto individuale ”, p. 43)

La promessa dell’eternità 

“nella società moderna e secolarizzata l’accelerazione funge da equivalente funzionale della promessa (religiosa) della vita eterna […] La promessa eudemonistica dell’accelerazione moderna si fonda quindi sull’idea (inespressa) che l’accelerazione del «ritmo di vita» sia la nostra risposta (ossia la risposta della modernità) al problema della finitezza e della morte. È superfluo dire che purtroppo la promessa alla fine non viene mantenuta. Quelle stesse tecniche che ci aiutano a guadagnare tempo hanno anche portato a un’esplosione delle opzioni nel mondo: non importa quanto veloci riusciamo a essere, la nostra quota di mondo, cioè la proporzione tra le opzioni realizzate e le esperienze vissute e tutte quelle mancate non cresce, bensí precipita incessantemente. Questa è, oserei dire, una delle tragedie dell’individuo moderno: sentirsi imprigionato in una ruota da criceto, mentre la sua fame di vita e di mondo non è mai soddisfatta, ma anzi gradatamente sempre piú frustrata” (46-47).

Il ciclo dell’accelerazione

“in una società competitiva con ritmi accelerati di mutamento sociale in tutte le sfere della vita, gli individui hanno sempre la sensazione di trovarsi su una «china scivolosa»: fare una lunga pausa significa diventare fuori moda, antiquati, anacronistici nell’esperienza e nella conoscenza, negli accessori e nell’abbigliamento, negli orientamenti e persino nella lingua” (50).

IL CAMBIAMENTO DEL NOSTRO ESSERE NEL MONDO

“La società moderna non è regolata e coordinata da regole normative esplicite, ma dalla silenziosa forza normativa delle leggi temporali, che si manifestano nella forma di scadenze di consegna, scansioni e confini temporali.” (71)

“Le chiese sono state (per molti aspetti anche giustamente) accusate per secoli di aver riempito la testa dei fedeli di sensi di colpa e vergogna (mea culpa, mea maxima culpa). Ci hanno però anche fornito elementi per sperare e trovare sollievo: ci hanno insegnato, prima di tutto, che siamo colpevoli per natura e che quindi non è per una nostra mancanza individuale se siamo deboli e, in secondo luogo, che Gesú Cristo è morto per i nostri peccati: per quanto siamo colpevoli, c’è comunque speranza. E infine, come ci ricorda Weber, con l’istituto della confessione e dell’assoluzione la Chiesa cattolica ha almeno fornito al gregge un mezzo per risollevarsi dal senso di colpa. La società moderna invece no: produce soggetti che si sentono colpevoli senza attenuazione e perdono. Dobbiamo pagare il prezzo per tutte le nostre mancanze, e la massa crescente degli esclusi dalla ruota del criceto a causa della disoccupazione ci ricorda quanto alto possa essere quel prezzo.

Eppure queste norme temporali, sebbene siano le norme dominanti della società […] sono molto diverse dalle norme morali e religiose che conosciamo dal passato e da altre culture: sebbene siano chiaramente costrutti sociali, non si presentano in una veste etica e neppure come norme politiche, ma come fatti nudi e crudi, come leggi della natura che non è possibile mettere in discussione e contrastare. Sembra che le norme temporali siano semplicemente «date» e agli individui tocchi rispettarle o meno. Non c’è dibattito politico o morale sul potere delle scadenze e i dettami della velocità; e le norme corrispondenti lavorano come una forza temporale silenziosa e nascosta che permette alla società moderna di pensare se stessa come qualcosa di privo di sanzioni e minimamente restrittivo in termini etici.” (129-130)

L’ACCELERAZIONE COME NUOVA FORMA DI TOTALITARISMO

“La tesi che vorrei qui sostenere è che l’accelerazione sociale è divenuta una forza totalitaria nella e della società moderna e che quindi dovrebbe essere sottoposta a critica come ogni forma di governo totalitario. Naturalmente non faccio mio, qui, il termine «totalitario» nel suo riferimento a un dittatore o a un gruppo, classe o partito politico; semmai, nella società tardomoderna, il potere totalitario rimane un principio astratto, ma che nondimeno sottomette tutti quelli che vivono sotto il suo governo. Direi che possiamo definire un potere totalitario quando a) esercita pressioni sulla volontà e le azioni dei soggetti, b) è impossibile sfuggirgli, ovvero tutti i soggetti sono sottoposti a esso, c) è onnipervasivo, cioè la sua influenza non è circoscritta a singole aree della vita sociale, ma a tutti i suoi aspetti e d) è difficile o quasi impossibile criticarlo e combatterlo.” (105)

CRITICA FUNZIONALISTA: PATOLOGIE DA DESINCRONIZZAZIONE

CRITICA NORMATIVA: 

“Dietro all’autopercezione oggi dominante della libertà si nasconde un’altra travolgente consapevolezza sociale che punta nella direzione opposta. Gli individui, mentre percepiscono se stessi come completamente liberi, si sentono anche completamente dominati da una serie eccessiva di richieste sociali. In conformità al bisogno osservato di una piú stretta regolazione sociale, gli attori delle società moderne si sentono sottoposti a pressioni e pretese eterogenee e incontrollabili come non è mai avvenuto in nessun’altra società. Oserei dire che da nessuna parte al di fuori della modernità occidentale le azioni quotidiane sono cosí spesso giustificate dalla retorica del «dovere»: legittimiamo sempre ciò che stiamo facendo ai nostri occhi e agli occhi degli altri richiamandoci a qualche istanza esterna: «devo davvero andare al lavoro adesso, devo finire di compilare il modulo delle imposte, devo fare qualcosa per il mio fisico, devo imparare una lingua straniera, devo aggiornare l’hardware o il software, devo stare al passo coi tempi».” (127)

CRITICA ETICA: LA PROMESSA INFRANTA DELLA MODERNITA’

“ L’alienazione, vorrei qui suggerire, può essere definita preliminarmente come uno stato in cui i soggetti portano avanti obiettivi e seguono pratiche che, da un lato, nessun attore o fattore esterno costringe loro a rispettare – ci sono opzioni alternative praticabili –, ma che d’altro canto essi non vogliono e non sostengono «veramente».” (141)

QUATTRO FORME DI ALIENAZIONE:

  1. SPAZIO
  2. COSE

“Cosí, se le cose diventano piú sofisticate, io divento piú stupido rispetto a esse: ho perso la mia conoscenza pratica e culturale. ”, p. 149)

3. AGIRE

Alienazione: “Non volere veramente ciò che stiamo facendo”)

4. TEMPO (Esempio zapping o navigazione su internet)

SE’ E GLI ALTRI

“In un certo senso l’accelerazione conduce direttamente alla disintegrazione e all’erosione delle nostre relazioni sociali: non riusciamo a integrare gli episodi delle nostre azioni e della nostra esperienza (e degli oggetti che acquisiamo) nella totalità di un’esistenza e di conseguenza siamo sempre piú staccati e sganciati dal tempo e dallo spazio della nostra vita, dalle nostre azioni ed esperienze e dalle cose con cui lavoriamo e viviamo.”, p. 165)